RIVOLUZIONE all'Ama.
O per lo meno è quella che promette l'ad Daniele Fortini, che ieri ha illustrato alla giunta il piano industriale che dovrebbe porterà l'azienda a risanare i suoi conti in rosso entro il 2017.
Il primo piano strategico dell'azienda dal 1985.
«Tra gli obiettivi principali» ha spiegato «abbiamo confermato di voler raggiungere il 65% della raccolta differenziata, che sarà gestita direttamente dall'Ama nei suoi ecodistretti, a cui alla fine arriveranno oltre un milione di tonnellate.
Le altre 600 mila tonnellate indifferenziate saranno trattate per essere riciclabili nella maggior parte dei casi».
Ma nonè tutto.
«Ridurremo da 11 a 2 le nostre partecipate» annuncia Fortini «prevediamo investimenti per centinaia di milioni di euro e miglioramento della qualità dello spazzamento (+ 20%) e dell'igiene urbana».
Capitolo differenziata.
«Ora siamo intorno al 40%, però fra settembre e dicembre, quando partiremo nei nuovi Municipi, speriamo di arrivare a rispettare l'impegno del 50%».
E l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale Estella Marino ha precisato che «da giugno è già partita la distribuzione del kit nel XII e nel IV, e poi partiranno Ostia e il X Municipio».
Ma Fortini ha anche promesso di riuscire a ridurre le tariffe della Tari proprio attraverso la valorizzazione della differenziata.
Come? Con gli ecodistretti come quello di Rocca Cencia, gestito direttamente da Ama, che dovrebbero moltiplicarsi.
«Ad oggi a Rocca Cencia» spiega Fortini «i rifiuti vengono accolti, selezionati e inviati alla lavorazione esterna.
Noi invece vogliamo far in modo che lì arrivino come tali ed escano come prodotto.
Gli stabilimenti creeranno centinaia di posti di lavoro con 350 milioni di investimenti».
Il progetto prevede padiglioni di riciclo per plastica (fino a 50 mila tonnellate), legno, vetro (fino a 100 mila), metalli, alluminio, organico (fino a 180 mila) e anche un atelier per le start up che studiano proprio modi innovativi per riciclare i rifiuti.
Lotta all'assenteismo: «Abbiamo recuperato 152 operai al giorno a lavorare, cioè 6.000 ore in più a settimana».
Infine una novità: «Abbiamo bisogno poi di utilizzare stazioni interrate che ci consentano di ottimizzare la raccolta oltre il sistema dei cassonetti».
Infine in tre anni non dovrebbero essere sostituiti 500 dipendenti che vanno in pensione, i costi di gestione scenderebbero di 90 milioni, mentre i costi standard di 200 milioni.
Ma il Pd avverte: «No alla riduzione dei posti di lavoro».
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