giovedì 31 agosto 2017

Scuola, "Attenzione alla bocciatura: deve sempre essere un'eccezione"

Condividiamo questo articolo di  Vanity Fair.it del 31-08-2017
che spiega con molta chiarezza ail decreto sulle bocciature d cui si parla tanto in questi giorni.  Alla Vivi Vejo interessa particolarmente per quanto riguarda il Progetto Integrazione che vede da diversi anni un certo numero di volontari impegnati ad insegnare la lingua italiana non solo a bambini immigrati ma anche ad italiani che si trovano in difficoltà in questa materia.
Flavio Fogarolo, esperto di didattica ed ex insegnante, ci spiega che le norme sulla bocciatura della Buona Scuola non presentano sostanziali novità rispetto al passato. E che fermare per un anno un alunno può essere all'origine di fenomeni di bullismo.

di Monica Coviello 

Tutti gli insegnanti devono essere d'accordo per bocciare un alunno della Scuola Primaria, ma la non ammissione all'anno scolastico successivo è ancora possibile. Anche alle Medie lo è, ma a differenza delle Elementari non serve l'unanimità e non deve essere neppure un evento eccezionale (come alla Primaria). Rimane però l'obbligo di motivare la decisione.

«La Buona Scuola non ha stravolto la legge precedente, come invece hanno scritto molti giornali. È dal 2004 che ci deve essere l'unanimità fra gli insegnanti delle Elementari», ci spiega Flavio Fogarolo, ex insegnante, autore per il Centro Studi Erickson e per diversi anni referente per la disabilità presso l'Ufficio Scolastico di Vicenza, che ora si occupa di strumenti compensativi e didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali.

«Per la scuola primaria la normativa precedente, del 2004, diceva: "I docenti, con decisione, assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunno alla classe successiva, all'interno del periodo biennale, in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione". Il nuovo decreto 67 del 2017 dice che i docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all'unanimità, possono non ammettere l'alunna o l'alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione". In pratica, la norma non cambia. Anzi, è stato tolto il riferimento ai periodi biennali, per cui si può "fermare" in ciascuno dei 5 anni».

E anche per le Medie cambia poco. La legge del 2017 dice: «Nel caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline, il consiglio di classe può deliberare, con adeguata motivazione, la non ammissione alla classe successiva o all'esame conclusivo del primo ciclo». Non serve l'unanimità degli insegnanti (sono dieci: sarebbe difficile raggiungerla), ma ci deve essere una motivazione forte.

La novità maggiore, ci spiega Fogarolo, riguarda l'esame della terza media. «Fino allo scorso anno erano previste cinque prove scritte: era un esame molto pesante. Adesso gli scritti sono ridotti a tre. Rispetto a prima, viene posto l'accento sul valore pedagogico di questo percorso: non è automatico che l'insufficienza corrisponda alla bocciatura. Non rispondere agli schemi didattici non deve significare la perdita dell'anno scolastico, a cui si deve ricorrere solo in casi eccezionali, se si ritiene che questa soluzione possa aiutare a recuperare le carenze».

Quando la bocciatura può essere una buona soluzione?
«Può funzionare se è un progetto pedagogico, e se l'opportunità di non ammettere un alunno all'anno successivo è stata valutata con estrema attenzione da insegnanti che sanno fare bene il loro lavoro. Ma è una possibilità da soppesare molto bene, perché una bocciatura crea sempre problemi».

Ad esempio?
«Può essere all'origine di fenomeni di bullismo. Ad esempio, se l'alunno fermato è fisicamente più grande degli altri, potrebbe essere aggressivo nei confronti dei nuovi compagni, più piccoli. Oppure può diventare lui stesso vittima di bullismo, se fatica a integrarsi nella nuova realtà. Un anno, per i bambini, è lungo quanto un'era geologica».

Quando, invece, la bocciatura è destinata a fallire?
«Quando viene usata come minaccia o come una punizione: a volte succede ancora. In quei casi sicuramente si va anche incontro a tensioni con le famiglie».

Invece deve esserci un dialogo con i genitori del ragazzo.
«Sì, è necessario che, anche se l'ultima parola spetta agli insegnanti, il progetto sia condiviso dalla famiglia, che deve capire l'opportunità della decisione. Dal 2009 i genitori devono sempre essere avvisati: non possono scoprire all'ultimo quali sono le intenzioni della scuola. Anche perché, così, possono provare a cercare di risolvere la situazione prima della fine dell'anno. Il rapporto degli insegnanti con i genitori è fondamentale».

Oggi, comunque, si boccia meno rispetto al passato.
«La scuola oggi è più inclusiva. Ed è anche un effetto dell'immigrazione. Ad esempio, se un ragazzo straniero è bravissimo in matematica, ma non conosce ancora bene l'italiano, non deve certamente essere fermato: deve andare avanti, e i suoi obiettivi devono essere mirati».


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