giovedì 11 maggio 2017

Dal Rowanda una via verso la speranza



La tendenza a giudicare, odiare, risentirsi viene troppo spesso prima di informarsi, perché solo la conoscenza può combattere l'ignoranza e la violenza.
Marie Christine Nibagwire era una commercialista che viveva come altre persone nella sua città.  Era sposata, aveva un lavoro e una bambina di soli due anni.  Si alzava la mattina, andava al lavoro, rientrava e pensava alla casa e alla sua famiglia finché un giorno lesse la notizia che il Presidente era stato assassinato.  Non si era mai occupata di politica e provò solo tristezza per il fatto che la figlia del Presidente era stata a scuola con lei e la conosceva e sapeva che era rimasta orfana di padre, ma pensò anche che, via un presidente ne sarebbe arrivato un altro.  Ma pochi giorni dopo, rientrata dal lavoro, fu accolta da una raffica di pallottole che nel giro di pochi secondi fecero fuori tutti i suoi cari, ad eccezione di sua figlia, che si era caricata sulla schiena.  Si mise a correre, senza poter prendere null'altro che la figlia da casa sua e una pallottola le sfiorò la schiena, ma non potè neppure fermarsi per accertarsi che sua figlia fosse ancora viva.
Grazie al cielo, la loro vita fu salva  e sempre a piedi, arrivò in Congo, ma le fu rifiutato l'asilo politico; andò in Ghana, in Zambia, in Kenya, ma le fu sempre rifiutato l'asilo e così dopo tante sofferenze e fatiche, nonostante la sua speranza di arrivare in Canada, si ritrovò a Heathrow, in Inghilterra.  Lì si diede da fare e si mise a studiare bene l'inglese e poi si iscrisse ad un corso per segretarie e fu  notata per la sua bravura e la velocità sulla tastiera e così iniziò a lavorare come segretaria.  Piano piano divenne Manager di un'azienda e ritorno in Rowanda dove trovò tanti bambini orfani, affamati, poveri e decise di aiutarli.  Fondò un'Organizzazione di beneficenza per raccogliere fondi e diede lavoro a molte donne scampate come lei al genocidio e ora le aiuta a vendere i loro prodotti, abiti, borse, eccetera.
Ora ha tre figli ed è anche Ministro della Chiesa Inglese e gira per i centri di accoglienza a parlare con i numerosi profughi per trasmettere il suo messaggio di speranza.
Oggi pomeriggio Marie Christine ha incontrato molti giovani africani a Roma e sono state veramente toccanti anche le reazioni di questi ragazzi.  Molti di loro hanno chiaramente espresso una forte rassegnazione.  Quando lei ha detto loro di pensare che "non sono morti!" uno di loro ha risposto che per quanto gli riguarda lui è già morto.  Passano il tempo all'interno di queste strutture senza fare nulla e se escono vengono fermati in continuazione.  "La gente non pensa a noi come esseri umani" ha detto un altro.
Quando hanno la possibilità di chiamare i loro cari rimasti a casa nella speranza che loro potessero farsi un futuro migliore, e raccontano la loro solitudine, la loro depressione, i loro famigliari non ci credono.  Non ci crede nessuno che qui si sta peggio che a casa loro, dove molti avevano un lavoro, un'attività ma hanno venduto tutto ciò che avevano per venire a cercare qualcosa di meglio.
"Non mi sarei mai, mai aspettato di trovare questo inferno" ha detto un altro, "ma gli anni passano e noi siamo chiusi qui dentro e nessuno ci aiuta."
Vedere, "Noi vogliamo fare qualcosa, il tempo passa e siamo disponibili a lavorare gratuitamente mentre aspettiamo di avere le carte in regola, ma non ci lasciano fare neppure questo!" ci ha detto un altro giovane.  sentire queste testimonianze mostra davvero due lati opposti della medaglia.
Da un lato c' un paese che non riesce a stare al passo con l'Europa e dall'altro lato ci sono persone disperate che si sentono come cadute in una grande trappola dalla quale non c'è via d'uscita.
  Marie Christine parlerà domani al gruppo del Welcome Neighbor all'Olgiata  e poi a Morlupo dove incontrerà altri giovani di un centro di accoglienza.


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